
Di Vito Foschi
Nelle settimane scorse si è completato l’aumento di capitale di Italgas, il più importante operatore italiano nella distribuzione del gas. Una notizia apparentemente da relegare alle cronache finanziarie di qualche giornale economico, ma che in realtà rappresenta un’occasione per alcune considerazioni più generali.

Innanzitutto va notato che gli aumenti di capitale in borsa tendono ad essere sempre più rari a favore dei buyback, termine inglese per indicare il riacquisto di azioni proprie fatta da una società per azioni. La borsa dovrebbe convogliare il risparmio verso le attività produttive, soprattutto quello dei piccoli risparmiatori, anche se spesso si crede il contrario, perché chi ha grandi capitali ha altri strumenti per investire che non passano necessariamente dalla borsa. Per quanto economia e scienza sembrino dominate dalla razionalità dei numeri, sono soggette come tutte le attività umane alle mode del momento e i buyback sono una di queste.
Di fatto i buyback rappresentano una riduzione del capitale investito dall’azienda e un’ammissione dell’incapacità di investire degli amministratori. Questo fenomeno riflette la finanziarizzazione dell’economia: invece di investire nel settore reale, le aziende riducono il capitale riacquistando azioni proprie. Da questo punto di vista l’aumento di capitale di Italgas rappresenta una novità positiva e una delle operazioni più importanti a livello europeo nel suo genere.
Altri elementi chiave dell’operazione riguardano la sostenibilità ambientale. L’azienda è impegnata da alcuni anni nella digitalizzazione della rete distributiva con valvole e sensori controllati da remoto, riducendo le perdite di gas e migliorando l’impatto ambientale.

Altra conseguenza dell’aggiornamento della rete è la possibilità di immettere in rete una miscela di gas contenente biometano e idrogeno verde.
Green Hydrogen, the New Resource for Sustainable Energy
Ci soffermiamo sulla produzione di idrogeno, che richiede energia per essere prodotto e sembrerebbe poco ecologico. In realtà, se l’idrogeno è prodotto tramite energie rinnovabili, è a zero emissioni e viene chiamato idrogeno verde per distinguerlo da quello prodotto da fonti fossili. L’idrogeno verde potrebbe essere utile per equilibrare la produzione da rinnovabili, che oscilla fra picchi produttivi e fasi di quasi nulla generazione.
Esiste un progetto legato al piano Mattei per la produzione di idrogeno verde in Nord Africa, che verrà trasportato tramite gasdotto in Europa passando dall’Italia. È il progetto SoutH₂ Corridor, un gasdotto da 3.300 km che collegherà Nord Africa, Italia, Austria e Germania, riconosciuto come Progetto di Interesse Comune (PCI) dalla Commissione UE
Ti suggeriamo come approfondimento – Snam: SoutH₂ Corridor – gasdotto per idrogeno rinnovabile
L’italiana Snam sta costruendo un gasdotto adatto al trasporto dell’idrogeno verde, utilizzando strutture esistenti per collegare l’Africa all’Austria e alla Germania, progetto finanziabile grazie allo status PCI.
L’aumento di capitale di Italgas è destinato all’acquisizione di un’altra società di distribuzione del gas e alla digitalizzazione della rete acquisita, con evidenti ricadute economiche e ambientali.

Il Green Deal europeo spinge verso alcune tecnologie, ma rischia di trascurare l’idrogeno, impoverendo il panorama tecnologico. Considerando le incertezze internazionali, mantenere una varietà tecnologica può essere vitale in frangenti estremi.






