Un mondo a prova di bambino: ripensare la città per i cittadini di domani

CittàSocialeAmbienteInfrastrutture3 months ago65 Views

Dalla “backseat generation” ai progetti urbani inclusivi: come restituire ai più piccoli lo spazio pubblico

Di Francesca Bocchi

“Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente”, sosteneva Maria Montessori.

Ma cosa abbiamo fatto per far scomparire i bambini dal nostro ambiente urbano? Oltre ai parchi giochi, è raro incontrare bambini che giochino per strada o vadano a scuola da soli.

Si parla di “backseat generation”, in riferimento ai piccoli che vedono la città solo dai finestrini delle auto. A questo si aggiunge il fenomeno dei luoghi “no kids”, come bar, hotel e cerimonie in cui i bambini non sono più i benvenuti.

Perché i bambini hanno perso lo spazio urbano

Dalla fine del XX secolo è iniziato un lungo processo di allontanamento dei bambini dagli spazi pubblici. Le cause sono molteplici:

  • Automobili e traffico: le città si sono adattate alle esigenze delle auto più che a quelle dei pedoni.
  • Social network e videogiochi: sempre più tempo libero si sposta in casa.
  • Timori dei genitori: la società percepisce i bambini come vulnerabili e a rischio.

Secondo l’UNICEF, questo allontanamento riduce l’autonomia dei più piccoli, limita la loro libertà di movimento e ritarda il momento in cui diventano cittadini indipendenti.

Restituire la città ai bambini

Per contrastare questa tendenza, diversi comuni nel mondo hanno lanciato progetti per città inclusive e a misura di bambino.

Non solo parchi giochi, ma spazi polimorfi progettati con loro e per loro: colorati, verdi, avventurosi e creativi. L’obiettivo non è creare zone chiuse e sorvegliate, ma ambienti aperti e liberi dove i bambini possano davvero vivere la città.

Ripensare il territorio urbano è fondamentale: lo spazio pubblico è il luogo dove si incontrano culture, religioni, etnie e classi sociali. Se i bambini restano a casa, rischiano di crescere in ambienti meno diversi e meno inclusivi.

Un investimento per il futuro

Il celebre psichiatra Karl Menninger scrisse: “Ciò che viene fatto ai bambini, essi lo faranno alla società.”

Ripensare le città a misura di bambino significa investire sul futuro: i cittadini di domani si prenderanno cura degli spazi urbani se avranno avuto modo di viverli, esplorarli e personalizzarli.

Come sottolinea anche il progetto internazionale Child Friendly Cities Initiative promosso da UNICEF, le città che investono sull’infanzia non migliorano solo la qualità della vita dei più piccoli, ma creano comunità più sane, inclusive e resilienti.

Conclusione

Restituire la città ai bambini significa ripensare il nostro modello urbano. Dalla mobilità autonoma alla sicurezza degli spazi pubblici, fino all’inclusione sociale, la sfida è creare luoghi che non siano solo “abitati”, ma vissuti.

E tu, come immagini la città del futuro: più sicura, più verde o più inclusiva?

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